SPEDIZIONE
IL RAID A BORDO DEI NUOVISSIMI TRATTORI MCCORMICK, SARÀ UNA STRAORDINARIA AVVENTURA DI 8.500 KM ATTRAVERSO L’AUSTRALIA, DA MELBOURNE AD AYERS ROCK, ESPLORANDO GLI STATI DI VICTORIA, NUOVO GALLES DEL SUD, QUEENSLAND E TERRITORI DEL NORD.
IL VIAGGIO TI TRASPORTERÀ ATTRAVERSO UN’INCREDIBILE VARIETÀ DI PAESAGGI E CULTURE, PERDENDOSI NEGLI STERMINATI LANDSCAPE AUSTRALIANI.
DALLA BARRIERA CORALLINA AL DESERTO; CONFRONTATI OGNI GIORNO CON NUOVE SFIDE,
A PIENO CONTATTO CON LA NATURA INCONTAMINATA DELLA TERRA DEGLI ABORIGENI.
DIARIO DI VIAGGIO
Se ieri ci è sembrato di viaggiare in mezzo al nulla, oggi va anche peggio (o meglio, a seconda dei punti di vista). La strada parte bene, ma a qualche chilometro dalla roadhouse dove abbiamo dormito l’asfalto finisce e comincia una lunga pista sterrata, perfettamente dritta, fiancheggiata dal solito paesaggio vagamente spettrale fatto di alberi rinsecchiti dalla corteccia annerita da qualche vecchio incendio. Per tutti i 263 chilometri della tappa di oggi la strada alterna tratti asfaltati e sterrato di terra a volte bianca, a volte rossa, ma non incontra nessun paese. Incrociamo in tutto una dozzina di veicoli, tra cui un camion sterminato. Per il resto solo mucche magre, termitai e parecchi canguri che attraversano la strada saltellando. Vento secco, polvere e silenzio.
Se ieri ci è sembrato di viaggiare in mezzo al nulla, oggi va anche peggio (o meglio, a seconda dei punti di vista). La strada parte bene, ma a qualche chilometro dalla roadhouse dove abbiamo dormito l’asfalto finisce e comincia una lunga pista sterrata, perfettamente dritta, fiancheggiata dal solito paesaggio vagamente spettrale fatto di alberi rinsecchiti dalla corteccia annerita da qualche vecchio incendio. Per tutti i 263 chilometri della tappa di oggi la strada alterna tratti asfaltati e sterrato di terra a volte bianca, a volte rossa, ma non incontra nessun paese. Incrociamo in tutto una dozzina di veicoli, tra cui un camion sterminato. Per il resto solo mucche magre, termitai e parecchi canguri che attraversano la strada saltellando. Vento secco, polvere e silenzio.
La prima sorpresa di oggi e’ il freddo: alle 6, quando suona la sveglia, l’aria e’ decisamente fresca, ma nel giro di un paio d’ore tutto torna normale e ora di mezzogiorno ci sono i soliti 28 gradi, forse anche qualcosa di piu’. Percorriamo una strada secondaria poco battuta, il traffico e’ scarsissimo. Mount Garnet, il piccolissimo paese dove abbiamo dormito, e’ l’ultimo centro abitato che incontreremo per i prossimi quattrocento chilometri. Il paesaggio e’ arido, macchia punteggiata da alberi rinsecchiti, termitai di terra rossa. E’ la siccita’. Sono tre anni che non piove, ci spiega un vecchio allevatore che andiamo a scovare nel suo ranch lungo la strada e il bestiame comincia a risentirne. La stagione delle piogge dovrebbe cominciare a novembre: speriamo per il nostro amico Don (e tutti gli altri) che quest’anno arrivi. Stasera si dorme in unaroadhouse, una sorta di locanda che combina pompa di benzina, ristorante e punto di sosta con qualche camera e piazzole per i camper. Tutto intorno il nulla. La dividiamo con camion giganteschi, tre-quattro rimorchi, bestioni a 18 ruote. E’ l’outback, baby!
La prima sorpresa di oggi e’ il freddo: alle 6, quando suona la sveglia, l’aria e’ decisamente fresca, ma nel giro di un paio d’ore tutto torna normale e ora di mezzogiorno ci sono i soliti 28 gradi, forse anche qualcosa di piu’. Percorriamo una strada secondaria poco battuta, il traffico e’ scarsissimo. Mount Garnet, il piccolissimo paese dove abbiamo dormito, e’ l’ultimo centro abitato che incontreremo per i prossimi quattrocento chilometri. Il paesaggio e’ arido, macchia punteggiata da alberi rinsecchiti, termitai di terra rossa. E’ la siccita’. Sono tre anni che non piove, ci spiega un vecchio allevatore che andiamo a scovare nel suo ranch lungo la strada e il bestiame comincia a risentirne. La stagione delle piogge dovrebbe cominciare a novembre: speriamo per il nostro amico Don (e tutti gli altri) che quest’anno arrivi. Stasera si dorme in unaroadhouse, una sorta di locanda che combina pompa di benzina, ristorante e punto di sosta con qualche camera e piazzole per i camper. Tutto intorno il nulla. La dividiamo con camion giganteschi, tre-quattro rimorchi, bestioni a 18 ruote. E’ l’outback, baby!
Oggi comincia l’ultimo capitolo di Xtractor. Torniamo a fare rotta verso sud, ma questa volta ci allontaniamo dalla costa per puntare verso l’interno. Lo sterminato outback, letteralmente “là dietro”, copre la maggior parte del territorio dell’Australia alle spalle delle montagne che orlano la costa est lungo 3.500 km e fanno da spartiacque tra le campagne verdi che abbiamo attraversato fino a qui e il deserto. Viaggiamo per qualche ora tra pascoli e mucche lungo una strada tutta curve che sale e scende tra boschi e colline e non c’entra proprio nulla con la foresta pluviale dell’altro ieri. Poi i prati cominciano a ingiallire, gli alberi si fanno meno folti e in un attimo il paesaggio cambia di nuovo. La terra adesso è rossa: benvenuti nell’outback. Per cena la solita bistecca, che non manca mai in questa nazione di allevatori, in un locale che dire di paese è poco. La birra scorre a fiumi tra bigliardo, clientela eccentrica con una spruzzata di volti aborigeni (finalmente) e jukebox a tutto volume.
Oggi comincia l’ultimo capitolo di Xtractor. Torniamo a fare rotta verso sud, ma questa volta ci allontaniamo dalla costa per puntare verso l’interno. Lo sterminato outback, letteralmente “là dietro”, copre la maggior parte del territorio dell’Australia alle spalle delle montagne che orlano la costa est lungo 3.500 km e fanno da spartiacque tra le campagne verdi che abbiamo attraversato fino a qui e il deserto. Viaggiamo per qualche ora tra pascoli e mucche lungo una strada tutta curve che sale e scende tra boschi e colline e non c’entra proprio nulla con la foresta pluviale dell’altro ieri. Poi i prati cominciano a ingiallire, gli alberi si fanno meno folti e in un attimo il paesaggio cambia di nuovo. La terra adesso è rossa: benvenuti nell’outback. Per cena la solita bistecca, che non manca mai in questa nazione di allevatori, in un locale che dire di paese è poco. La birra scorre a fiumi tra bigliardo, clientela eccentrica con una spruzzata di volti aborigeni (finalmente) e jukebox a tutto volume.
Oggi finalmente una giornata di vacanza e ci voleva proprio. Gli autisti si riposano, si fa il bucato, due passi in città , un pisolo in piscina. Relax. Qualcuno si spinge un po’ più lontano: la nostra troupe, beati loro, parte in crociera verso quella meraviglia della natura che è la Grande Barriera Corallina. È la nostra ultima occasione, domani lasciamo la costa per fare rotta verso ovest, in direzione del cuore rosso del continente. A fine giornata facciamo una puntata al supermercato per fare scorta di viveri. Xtractor volta pagina: deserto, stiamo arrivando!
Oggi finalmente una giornata di vacanza e ci voleva proprio. Gli autisti si riposano, si fa il bucato, due passi in città , un pisolo in piscina. Relax. Qualcuno si spinge un po’ più lontano: la nostra troupe, beati loro, parte in crociera verso quella meraviglia della natura che è la Grande Barriera Corallina. È la nostra ultima occasione, domani lasciamo la costa per fare rotta verso ovest, in direzione del cuore rosso del continente. A fine giornata facciamo una puntata al supermercato per fare scorta di viveri. Xtractor volta pagina: deserto, stiamo arrivando!
Giornata non molto interessante, oggi. Facciamo colazione all’aperto, circondati dalla foresta pluviale, poi riprendiamo la strada (sempre bellissima) verso Cairns. È tornato il sole, ieri era nuvoloso, e comincia a fare caldo. C’è gente nelle spiaggette da cartolina e persino in mare, nonostante i cartelli minatori che avvertono del pericolo di incrociare meduse killer e coccodrilli di mare. Noi di coccodrilli non ne abbiamo avvistati e un po’ ci dispiace, perciò facciamo sosta in un parco dove ne hanno ben 2500 (li allevano anche, per fare borse e altri articoli del genere). Certo, a vederli avventarsi sul cibo con le mandibole che scattano come trappole d’acciaio non si ha più tanta voglia di incontrarli troppo da vicino…
Giornata non molto interessante, oggi. Facciamo colazione all’aperto, circondati dalla foresta pluviale, poi riprendiamo la strada (sempre bellissima) verso Cairns. È tornato il sole, ieri era nuvoloso, e comincia a fare caldo. C’è gente nelle spiaggette da cartolina e persino in mare, nonostante i cartelli minatori che avvertono del pericolo di incrociare meduse killer e coccodrilli di mare. Noi di coccodrilli non ne abbiamo avvistati e un po’ ci dispiace, perciò facciamo sosta in un parco dove ne hanno ben 2500 (li allevano anche, per fare borse e altri articoli del genere). Certo, a vederli avventarsi sul cibo con le mandibole che scattano come trappole d’acciaio non si ha più tanta voglia di incontrarli troppo da vicino…
Cairns sarà anche il cuore turistico del Queensland settentrionale, ma è poco più che un insieme di alberghi non molto interessante. La usiamo come base di partenza per spingerci a nord fino a dove finisce l’asfalto e poi c’è solo giungla. Superato il Daintree a bordo di una chiatta, una strada bellissima tagliata nella foresta porta al microscopico centro di Cape Tribulation, così battezzato dall’esploratore Cook che rischiò di affondare proprio qua davanti nel 1770. Proseguiamo per qualche chilometro lungo il leggendario Bloomfield Track, una pista sterrata che segue sinuosa il profilo della costa, sospesa tra il verde della vegetazione e il blu del mare che ogni tanto si intravede tra le mangrovie. Peccato che sia un viavai continuo di grossi camion e cantieri stradali, peggio dell’autostrada del Sole una domenica di agosto… Che delusione. Ci ritiriamo in buon ordine e chiudiamo la giornata su una spiaggia di sabbia candida orlata dalla foresta che sembra pronta per Robinson Crosue. Gli stradini se ne sono andati, i cellulari non prendono, c’è anche la luna piena. Serata perfetta!
Cairns sarà anche il cuore turistico del Queensland settentrionale, ma è poco più che un insieme di alberghi non molto interessante. La usiamo come base di partenza per spingerci a nord fino a dove finisce l’asfalto e poi c’è solo giungla. Superato il Daintree a bordo di una chiatta, una strada bellissima tagliata nella foresta porta al microscopico centro di Cape Tribulation, così battezzato dall’esploratore Cook che rischiò di affondare proprio qua davanti nel 1770. Proseguiamo per qualche chilometro lungo il leggendario Bloomfield Track, una pista sterrata che segue sinuosa il profilo della costa, sospesa tra il verde della vegetazione e il blu del mare che ogni tanto si intravede tra le mangrovie. Peccato che sia un viavai continuo di grossi camion e cantieri stradali, peggio dell’autostrada del Sole una domenica di agosto… Che delusione. Ci ritiriamo in buon ordine e chiudiamo la giornata su una spiaggia di sabbia candida orlata dalla foresta che sembra pronta per Robinson Crosue. Gli stradini se ne sono andati, i cellulari non prendono, c’è anche la luna piena. Serata perfetta!
Verde, verde, verde. Oggi viaggiamo all’insegna del verde, il verde brillante dell’erba nuova che spicca sui toni scuri della foresta. Siamo riusciti a evadere dalla A1 per imboccare una stradina campestre che si fa strada tra le piantagioni di canna da zucchero e grandi macchie di bananeti su cui risaltano come fiori colorati tanti sacchetti di plastica, avvolti forse per protezione intorno ai caschi di banane. La pianura è tutta coltivata, ma sulle pendici che la circondano la natura è in agguato, pronta a riconquistare il suo territorio. Lo si vede benissimo a Paronella Park, la stravagante tenuta di un immigrato spagnolo degli anni trenta del novecento, abbandonata alla giungla e riscoperta quasi per caso una ventina d’anni fa. Pochi chilometri più avanti scoviamo un bar di paese che sembra uscito da un film, un po’ western, un po’ horror, un po’ retro. Uno spaccato di Australia rurale così affascinante che non vorremmo più andare via. Ci risveglia il fischio del trenino che trasporta la canna da zucchero tagliata: è ora di tornare alla civiltà . Peccato!
Verde, verde, verde. Oggi viaggiamo all’insegna del verde, il verde brillante dell’erba nuova che spicca sui toni scuri della foresta. Siamo riusciti a evadere dalla A1 per imboccare una stradina campestre che si fa strada tra le piantagioni di canna da zucchero e grandi macchie di bananeti su cui risaltano come fiori colorati tanti sacchetti di plastica, avvolti forse per protezione intorno ai caschi di banane. La pianura è tutta coltivata, ma sulle pendici che la circondano la natura è in agguato, pronta a riconquistare il suo territorio. Lo si vede benissimo a Paronella Park, la stravagante tenuta di un immigrato spagnolo degli anni trenta del novecento, abbandonata alla giungla e riscoperta quasi per caso una ventina d’anni fa. Pochi chilometri più avanti scoviamo un bar di paese che sembra uscito da un film, un po’ western, un po’ horror, un po’ retro. Uno spaccato di Australia rurale così affascinante che non vorremmo più andare via. Ci risveglia il fischio del trenino che trasporta la canna da zucchero tagliata: è ora di tornare alla civiltà . Peccato!